Artefici del Destino - Parte 2 -
- Silvio Di Virgilio
- 15 ago 2021
- Tempo di lettura: 13 min
(...)
Prosegue da Artefici del Destino - Parte 1
Qualcuno di noi ha provato a selezionare la seconda opzione, con scarsi risultati: dopo pochi minuti la voce femminile torna e la domanda viene riproposta, in un loop infinito.
La scritta - Rientra in battaglia - si ingigantisce improvvisamente e sono risucchiato nella luce azzurrina della scritta in elegante stampatello. Vedo come miliardi di piccole stelle sfiorarmi a velocità siderali e, d’improvviso, la realtà prende forma.
Mi ritrovo a battere le palpebre, schiena a terra ed occhi rivolti alla volta altissima di vetro cangiante di toni indaco, celeste e bianco puro dell’immensa grotta che ci cinge in un abbraccio di cristallo.
Le sue forme frattali che si ripetono all’infinito mi stordiscono per un attimo: siamo dentro un gigantesco caleidoscopio psichedelico di luci, forme geometriche e morte.
Mi tiro in piedi e vedo gli altri già svegli, stravaccati nella “sala d’attesa”, una piccola caverna che si affaccia sulla quella più grande. Hanno un’aria prostrata.
Tranne Capo: lui cammina su e giù per tutta la lunghezza della piccola sala prendendo a calci i sassi di pietra e metallo che gli capitano a tiro.
Uno schermo di energia su cui campeggia un conto alla rovescia di 20 minuti, ci separa dal campo di battaglia...e probabilmente dalla prossima morte violenta.
Siamo intrappolati in questo spazio chiuso, simile all’interno di una piramide cava per un tempo che ormai non riesco più a percepire. Sono giorni? Sono settimane?
Non lo sappiamo, non percepiamo fame, sonno, stanchezza. Almeno non quella fisica. Avremo fatto centinaia di tentativi per riuscire vagamente a capirci qualcosa.
Siamo migliorati anche parecchio: all’inizio era solo un caricare a testa bassa a casaccio.
Ci avranno fatto fuori centinaia di volte prima che qualcuno capisse che attivare contemporaneamente le pedane ai lati sinistro e destro per un certo tempo evocava il Gigante in tutto il suo letale splendore, nella lontana pedana centrale.
Alcune volte ci siamo gettati dal dirupo volontariamente solo perchè qualcuno di noi aveva fatto una fine troppo precoce nella battaglia: già era difficile in sei, in cinque sarebbe stata impossibile. Tanto valeva ricominciare prima possibile portando con noi quello che avevamo imparato dai tentativi fatti.
Altre volte lo abbiamo fatto per noia.
Una volta Roccia ha afferrato per la testa Capo con un braccio solo e lo ha scaraventato nel dirupo perchè l’altro continuava ad insistere nel voler vedere il suo volto.
Nonostante Capo sia piuttosto massiccio, Roccia lo sovrasta di almeno una testa, da qui il suo nome.
Povero Capo, d’altronde è un rito che abbiamo fatto tutti. Dopotutto la prima regola di un gruppo di prigionieri è conoscersi a vicenda, e se c’era una cosa che avevamo capito, era che per uscire di qui l’unica cosa da fare era fare squadra.
Mi ricordo che buttammo all’aria svariati tentativi quando scoprimmo che Angelo, sotto il suo elmo alato, è in realtà un cyborg dalle fattezze umanoidi.
La crivellammo per almeno cinque reseti di fila pensando fosse una spia prima che lei, fuori di sé dalla rabbia, ci mettesse culo a terra tutti e cinque spiegando che non era una spia.
Ancora mi ricordo la sensazione di lei che ci schiacciavaa a terra tutti quanti con la sua spada ad energia solare che emanava ondata di energie gravitazionale rosso fuoco.
Proviamo tutti una notevole dose di rispetto per lei, da quella volta.
Con il mio Drone personale che mi svolazza intorno volgo lo sguardo all’improbabile gruppo di compagni che mi ritrovo.
Il mio “Spettro”, come li abbiamo denominati per la loro abitudine a seguirci ovunque e ad adempiere compiti quali raccogliere munizioni e guarire danni superficiali dell’armatura, è una sfera della grandezza di un piccolo melone,o di una grande palla da baseball, che volteggia con fare petulante intorno alla mia testa.
“Melone...baseball...ma cosa…” un fitta intensissima alla tempi mi fa barcollare per un attimo.
«Stanco Guardiano?» mi chiede con quella sua voce meccanica.
Scrollo la testa e gli faccio cenno riprendendo il controllo. “Ma Guardiano di cosa poi?” Non l’ho mai capito. Il mio Spettro è l’unico che mi chiama così, quindi anche gli altri del gruppo si sono adeguati ed è diventato il mio soprannome.
«Mi sono rotto Lumino, non facciamo che prendere sberle là fuori, Ora zitto, che arriva la lavata di Capo». “Nel vero senso della parola…”.
Mi siedo accanto agli altri giusto in tempo per l’inizio del nostro piccolo e ridicolo Consiglio di Guerra di 20 minuti scarsi.
Una tradizione ormai.
Cinque scolaretti in tute ipertecnologiche piene di led e dai colori e simboli sgargianti che vengono rimproverati da una maestra furiosa di due metri buoni in armatura nera a sfumature tigrate grigie e rosse...con un fucile a pompa alla mano.
Non proprio rassicurante.
«Ma io dico, ma che cazzo vi siete bevuti voi sulla destra! Come se non lo sapeste! I Diavoli Santo Dio! I Diavoli! Ve lo abbiamo detto mille volte, uno di voi deve sempre tenere d’occhio che non ne spuntino altri!».
Il suo Spettro, un esserino della forma di una Vespa blu-argento, ronza minacciosa sulle teste di Rosso e di Angelo, innescando la reazione indispettita dei loro Spettri.
«I Diavoli dal vostro lato, con i loro colpi a distanza ci hanno massacrato! Ballerina è stata fatta fuori che ancora non erano spuntati i Tori!» si massaggia le tempie con fare stanco...o meglio il casco all’altezza di dove ci sarebbero le sue tempie.
Scena piuttosto divertente in un altro momento.
Ballerina non sembra accorgersi di essere stata nominata.
E’ a qualche metro di distanza e sta eseguendo un balletto hip pop sempre uguale a sé stesso, da quando io possa ricordare. E’ concentratissima nel suo show artistico di un loop infinito. Il suo Spettro cubico gli fa da “cassa” con della musica ritmata che mi stuzzica qualcosa nella mente. “Dovrei conoscerlo questo motivetto...è come il ricordo di un sogno che non riesco ad afferrare”. Mi fa leggermente male la testa al pensiero. E’ sempre così con le cose che abbiamo nella mente: conosciamo concetti, cose, parole, abilità ma non nomi, luoghi o ricordi specifici.
Qualcuno ci ha fatto il lavaggio del cervello e non sappiamo nemmeno perché.
«Scusa Capo, hai ragione ma stavolta sono spuntati ben due Tori dal nostro lato! Ho dovuto dare una mano ad Angelo! Anche noi abbiamo avuto i nostri problemi!» attraverso il respiratore del suo casco leggero, la voce di Rosso è chiaramente quella di un adolescente sulla difensiva. Mi disturba ogni volta considerando che nascosto dietro al casco, c’è il volto di un veterano asiatico e brizzolato, con tanto di cicatrice che gli attraversa la faccia longitudinalmente. «Poi hai visto che sfiga? I maledetti Diavoli non ti centrano quasi mai subito in quel mondo. Dritto negli occhi!» aggiunge a mezza bocca, facendo spallucce da sotto la mantella da pistolero che fa uno strano paio alla tuta tecnologica leggera rosso acceso in lega di carbonio e silicio.
Tipico di un adolescente.
«Ti prego...» Capo continua a mani giunte esasperato, cercando di mantenere la calma «...ti prego, sei uno dei pochi di noi dotato di un fucile di precisione, devi coprire i tuoi compagni, non gettarti nella mischia ogni stracazzo di volta!» finisce sbraitando in direzione del Rosso.
Rosso si fa piccolo, col suo spettro sconfortato alle sue spalle. Posso immaginare il verano brizzolato con gli occhi lucidi dietro il casco.
Imbarazzante.
“Capo ci sta andando pesante stavolta, deve essere stanco anche lui. Lo siamo tutti in fondo.”
«Ehi Capo non te la prendere troppo con lui» Angelo si alza in piedi con un dito rivolto verso Capo che arretra leggermente «... è vero, è una testa calda, ma stavolta aveva ragione, il primo Toro mi avrebbe fatto a pezzi senza il suo aiuto ben prima che finisse tutto a rotoli». Angelo, con la sua armatura dorata con piccole ali in leggere piume laminate alle spalle e segni arcani dal sapore esotico lungo tutta la sua veste, è l’unica con doti da guaritrice nel nostro gruppo...e l’unica in grado di riportare un minimo di calma in Capo.
Anche lui si ricorda della spada di energia solare ad un centimetro dalla gola.
«E’ vero Capo...» Roccia a sorpresa prende la parola. Il possente guerriero è il più taciturno del gruppo, ci lascia tutti di stucco. Anche Ballerina si ferma, zittendo con un gesto stizzito la musica del suo Spettro.
«...questa tattica non funziona. Siamo migliorati dall’inizio, ma continuano a farci fuori. Due squadre da due non sono sufficienti per ripulire e presidiare il lato destro e
sinistro velocemente e senza rischiare di perdere qualcuno di noi nel processo»; si rivolge allo schermo traslucido che ci separa dall’enorme campo di battaglia, indicando la piccola piattaforma isolata al centro del dirupo, a metà strada tra noi ed il fondo della caverna, da dove compare il Gigante. «Inoltre io e Guardiano non possiamo fare proprio niente a quel mostro in due: siamo solo carne da macello senza gli altri. Lo distraiamo a malapena per due o tre minuti».
Si gira ancora verso di noi, con il suo Elmo crestato, frangiato di luci viola con cui raggiunge i tre metri di altezza abbondante «Dobbiamo cambiare tattica».
Poi, con la calma serafica che lo contraddistingue, si rimette seduto in mezzo a noi scolari.
Sul gruppo cala un silenzio pesante.
«Forse...forse potremmo fare un tentativo attivando un lato per volta?» Mi stupisco di me stesso proponendo l’idea ad alta voce «Se non riusciamo a farlo contemporaneamente senza sprecare risorse o rischiare la vita, potremmo provare a pulire rapidamente un’area e poi ad andare sull'altra».
Capo riflette, consumando il pavimento di pietra con il suo andirivieni «Ma così attiviamo solo un lato della caverna e quando ci spostiamo il pavimento si spegne. Senza contare le seconde ondate di quelle maledette cose cigolanti! Non sono numerose come le prime ma ci sono e ci prenderebbero al fianco...».
Rosso si alza in piedi di botto «Lasciate Ballerina e me nella zona ripulita! Potremmo comunque coprirvi da lontano con i nostri fucili di precisione. Ballerina è una bomba col suo Rompighiaccio» fa il verso di sparare con la mano verso il colossale fucile da cecchino pesante ad energia solare. Ballerina lo tiene fissato alle sue spalle ed è alto quasi quanto lei, con una livrea bianca e rossa ed i dispersori di calore in acciaio nero sulla canna. E’ l’unica che riesce a maneggiare quel coso.
«Sono d’accordo...» Ballerina si avvicina ormai interessata al discorso, avanza sinuosa come una pantera nella sua tuta nera lucida fatta di scaglie di qualche grossa bestia fuse perfettamente in miriadi di giunture meccaniche «Potrei coprirvi facilmente e nel frattempo due tiratori come noi neutralizzerebbero rapidamente le altre ondate».
Era vero: avevano la migliore mira tra di noi, nonostante il carattere insubordinato di Rosso. Insieme formavano una coppia formidabile.
«Possiamo passare rapidamente dal lato destro a quello sinistro sfruttando la piccola piattaforma centrale...» anche Angelo era in piedi, il suo candido spettro dalla forma di un cristallo di neve che ruotava pacifico sopra la sua testa «...ed anche con quattro di noi ce la caveremmo piuttosto rapidamente nel far fuori l’ondata di sinistra, né Tori né Seppie ci dovrebbero impensierire».
Capo sembra sempre più convinto «Potrebbe funzionare, una volta pulita la prima ondata di sinistra potremmo convergere tutti al centro e sfruttare le nostre abilità combinate per concentrare il fuoco sul fottutissimo Gigante. Certo, bisognerebbe essere sempre sull’attenti ad altri gruppi di nemici che potrebbero arrivare ma avremmo di sicuro qualche chance in più così».
Ballerina continua «Potremmo conservare le nostre abilità paracausali e buona parte delle munizioni pesanti per il Gigante in questo modo...certo, almeno per chi sa come far funzionare le proprie armi pesanti...» tutti si rivolgono d’improvviso verso di me in un silenzio imbarazzato.
“Dai! Non un’altra volta!” alzo le mani in segno di pace «Ragazzi ve l’ho già detto! Non è che non so come funziona, è che non ho munizioni! Ne sono sicuro! Beh quasi sicuro perchè non l’ho mai usato di fatto...ma qualcosa me lo dice, fidatevi!» ridacchio nervosamente non sapendo cosa fare.
Il Capo scuote la testa, poi usando il suo fucile da ricognizione come un bastone, comincia a tracciare nel pavimento di pietra polveroso cerchi e linee per chiarire i punti del nuovo piano.
Come un coach di Basket dell’NBA sulla lavagnetta magnetica durante il Time break.
Una fitta mi penetra nella tempia costringendomi a terra all’improvviso. “Basket? NBA? Che vuol dire…”
Roccia interrompe il flusso dei miei pensieri mettendomi il suo braccio di chili e chili di metallo e muscoli sulla spalla con fare amichevole «Non ci pensare amico mio, sono sicuro che prima o poi capirai come far funzionare il tuo bel lanciarazzi» detto questo si volta verso il gruppo per seguire la discussione.
“La fa facile lui, col suo mitragliatore pesante. Che ci vuole? Le munizioni le ha, si vede!!”.
«Sono sicuro che prima o poi capirai come far funzionare il tuo bel lanciarazzi...» scimmiotto la voce di Roccia sbuffando. E’ facile per lui, basta puntare e sparare...
Do un calcio ad un sasso mentre ordino mentalmente al mio Spettro di evocare l’arma pesante. Si materializza nelle mie mani in un fioco bagliore di energia.
“E’ bello. Indubbiamente.” soppeso la massa di lega metallica che ho tra le mani. E’ lunga più di un metro e mezzo, la silhouette inequivocabile di un lanciarazzi è impreziosita da intarsi e fregi color rame e avorio con ornamenti che rappresentano lupi in caccia con lunghe ali d’aquila che lottano e si rincorrono lunga tutta la lunghezza del suo telaio. E’ di un materiale resistente eppure leggero che ricorda più la ceramica che non il metallo.
Se non fosse che è più duro della pietra.
Sulla bocca del lanciarazzi, proprio intorno al foro d’uscita, campeggia un Lupo immortalato nell’atto di ringhiare. O forse, di mordere.
“E’ molto più bello dell’arma pesante degli altri, che c'entri questo?” rifletto disperato.
Una delle cose che abbiamo scoperto nei primissimi tentativi è il nostro arsenale.
Tutti noi siamo dotati di una coppia di armi.
Ci sono le armi “leggere”: fucili automatici, fucili da da ricognizione, revolver da guerra, cose così.
Efficaci, maneggevoli, versatili.
Sì, sicuro, fai fuori i nemici più piccoli abbastanza agevolmente. Ma quando gli avversari sono tanti oppure hai di fronte un gruppo di Seppie, un Toro o devi colpire rapidamente e da molto lontano dei Diavoli, allora non bastano più.
Ecco che entrano in gioco le armi “pesanti”. Decisamente più efficaci, a seconda della situazione. Capo ha il suo Vituperio per gli scontri a corto. Ballerina il Rompighiaccio per le lunghe distanze. Anche Rosso ha il suo fucile di precisione, ma non ci ha mai detto se ha un nome particolare. Angelo e Roccia hanno dei mitragliatori pesanti che possono polverizzare gruppi di nemici in pochi secondi.
E poi ci sono io. Con il mio Lanciarazzi completamente inutile.
Tutti abbiamo munizioni per le armi leggere, e quando ce ne servono altre i nostri Spettri le recuperano dai cadaveri avversari.
Nessuno ha mai trovato però munizioni pesanti sui corpi avversari. Semplicemente gli altri usano quelle che si ritrovano addosso ad ogni nuovo tentativo.
Tutti tranne me, ovviamente.
Ho controllato ovunque, in ogni stramaledetta tasca e alloggiamento della mia armatura. Ho persino guardato dentro al casco. Niente.
Neanche l’ombra di un cazzo di razzo.
Sospiro. Faccio sparire con un ordine mentale il mio bel fermacarte di un metro e mezzo e mi avvio ad ascoltare Capo che finisce di riassumere il piano per il prossimo tentativo.
Il conto alla rovescia della sala d’attesa segna 5 minuti e 41 secondi.
«Voglio che sia una cosa rapida e pulita stavolta...» indica con il fucile da ricognizione l’area destra di un grande disegno romboidale che rappresenta il campo di battaglia «...mentre noi avanziamo sfruttando quei pilastri sul fondo del nostro lato voglio che Ballerina e Rosso facciano fuori i primi quattro Diavoli che escono dalle sporgenze qui e qui...» disegna dei cerchietti con la canna dell’arma «voglio un lavoro pulito, un colpo un morto, dobbiamo risparmiare munizioni pesanti per il Gigante» Rosso e Ballerina annuiscono in silenzio.
«Prima il secondo Toro è arrivato da dietro questa sporgenza» interviene Angelo, guardando gli altri «tenetevi pronti, se sarà così anche stavolta mi farebbe comodo una mano», annuiamo tutti.
Capo continua «Una volta fatti fuori i Tori ed i Diavoli gli altri non dovrebbero essere un grosso problema. Una volta pulito il campo di destra, lasceremo Ballerina ed il Rosso...» Il Rosso fa un secco cenno di sì con la testa «...che NON faranno cazzate e CONTROLLERANNO nel caso spuntino altri Diavoli da eliminare rapidamente insieme alle solite minacce» Il Rosso fa velocemente e ansiosamente no con la testa.
Il Capo disegna una lunga e sinuosa striscia nella polvere «A questo punto dovremmo correre. Ballerina e Rosso non possono reggere per sempre ed il fattore tempo è fondamentale quindi…» conclude la striscia su un piccolo rettangolo esattamente al centro del grande campo di battaglia «...taglieremo per la piattaforma centrale. E’ un bel salto, una trentina di metri buoni, ma le nostre tute ce lo consentono, e per piacere, vi scongiuro...» congiunge le mani in preghiera rivolgendosi verso qualche entità che evidentemente si trova oltre il soffitto di granito e metallo «...per favore non mi fate rimpiangere del non avere con me un cane guida: non mi fate vedere gente che finisce il salto nel burrone come se fossimo dei novellini al secondo tentativo in questa stracazzo di trappola di cristallo piena di robot assassini!»
Roccia si schiarisce un pò la gola imbarazzato e con la sua voce baritonale esterna uno sconfortato « Ok Capo...»
Il fucile da ricognizione di Capo continua la linea sinuosa nella polvere fino alla parte sinistra del campo di battaglia romboidale «Arrivati dall’altro lato dobbiamo veramente sbrigarci: entrambe le pedane saranno attive ed il Gigante potrebbe arrivare da un momento all’altro. Io mi occuperò dei Tori usando Vituperio. Roccia ti lascio le Seppie, usa pure qualche colpo di mitragliatore pesante, dobbiamo essere rapidi» si gira verso me ed Angelo «Confido che anche senza arma pesante puoi dare una mano ad Angelo ad occuparsi dei restanti nemici con quel tuo fucile automatico». Faccio spallucce, come a dire che non è colpa mia.
«Una volta attivate entrambe le luci sul pavimento sui lati della grotta, senza che nessun nemico sia presente, saremo in un territorio inesplorato. Nel caso ci riuscissimo potrebbe capitare qualcosa che ci consenta di dedicare la giusta attenzione al simpaticone sulla pedana centrale SE abbiamo interpretato bene il meccanismo dietro questa fottuta trappola. Dovremo navigare a vista. Ma l’obiettivo rimane tirare giù il Gigante, è chiaro. Cercheremo di convergere verso la piccola pedana centrale...» si risveglia per un attimo dal suo soliloquio e ci guarda ancora con fare esasperato «...occhio al salto! Ma se e dico SE avremo la possibilità di essere tutti, a quel punto dovremo usare tutto quello che abbiamo».
Capo guarda Angelo «Voglio che fai quella tua pozza di luce guaritrice intorno a noi, lo sai no, quella che ci fa sparare meglio...» senza attendere il cenno del capo di Angelo prosegue verso Ballerina «...e voglio quella tua freccia speciale di luce oscura. Si dai quella roba che hai fatto per salvarmi il culo quella volta dalle Seppie che avevo intorno e che le ha rallentate ed indebolite...» Ballerina sghignazza al ricordo «...e naturalmente, Roccia, voglio l’Arazzo. Quel figlio di puttana del Gigante sarà incazzato nero nel caso dovessimo arrivare tutti vivi a quel punto senza nessuno dei suoi a romperci le palle. Senza l’Arazzo il Gigante potrebbe giocare a bowling con noi facendoci fuori come birilli con un colpo del suo cannone al plasma...» Capo si porta una mano alla testa per un attimo, come per attutire un giramento di testa «...ma che caz...ok, scusate. Dicevo, infine, voglio che tiriate fuori tutto quello che avete. L’obiettivo è il suo nucleo centrale. Non potete sbagliare. E’ rosso. E’ largo più di un metro. E’ al centro del suo fottutissimo petto metallico. Sparate a volontà, non risparmiatevi. Ricordate: i nostri colpi passano attraverso l’Arazzo ma non i suoi quindi potrà solo subire, il bastardo!» Conclude sghignazzando, già pregustandosi la scena contro l’odiato nemico.
Poi guarda di striscio Rosso che non sta più nella pelle. «Si ok Rosso, puoi fare il tuo giochetto con il tuo Revolver infuocato, in questo caso. Vedi di essere preciso, non come l’ultima volta...». Rosso si mette a saltare in silenzio dalla felicità, con il suo spettro che fa su e giù imitandolo.
A questo punto è tutto chiaro. Il conto alla rovescia segna 42 secondi.
Ci rimettiamo in piedi velocemente e controlliamo l’attrezzatura. I nostri Spettri turbinano intorno a noi eccitati. Sembra essere una specie di gioco per loro.
12 secondi.
Ci posizioniamo vicino allo schermo ad energia traslucida con le armi già spianate per evitare sorprese appena usciti. Alle volte è capitato.
8 secondi.
«Signori, ultima cosa importante»
5 secondi.
Ci rivolgiamo tutti verso Capo.
«Attenti al Fantasma»
0 secondi.
Controllo l’arma. E’ carica. Si va.
(...)
Continua a leggere su - Artefici del Destino - Parte 3 -

Kommentare