Artefici del Destino - Parte 3 -
- Silvio Di Virgilio
- 18 ago 2021
- Tempo di lettura: 11 min
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(...)
Lo schermo traslucido svanisce senza un suono.
La porta verso il nostro personalissimo inferno si apre e noi, dannati da un Destino che non comprendiamo, ci riversiamo rapidi per un terreno brullo che ormai invece conosciamo anche troppo bene.
Sul lato destro della grotta già si scorgono i piccoli crepitii cremisi e nebbie grigiastre da decadimento tachionico che precedono la comparsa degli odiati esseri alieni.
«Spettro, mettici un pò di musica!» la voce del Rosso rompe il silenzio teso dallo speaker del mio elmo mentre è già decine di metri avanti a noi per coprirci dai temibili Diavoli insieme a Ballerina «Qualcosa che ci carichi, sento che è la volta giusta. Mettici un pezzo classico!»
Alla mia destra scorgo Capo che fa un lieve movimento con il suo elmo e sono maledettamente certo che abbia alzato gli occhi al cielo.
«Ok Rosso» gli concede Capo «ma rimanete concentrati!» sento sghignazzare Ballerina e Angelo mentre una musica elettronica, ritmata da chissà quale strumento ci romba come un tuono nei caschi delle armature.
Badù-badùmbadù Badù-badùmbadù Badù-badùmbadù.
Sento il sangue pomparmi nella vene mentre il ritmo velocissimo mi entra in testa.
“Effettivamente dà la carica” «Hey Spettro, mettila in loop!» mi sorprendo a dire mentre corro verso il lato destro. Tre dei quattro Diavoli sono già caduti sotto i colpi del Rosso e di Ballerina. “Bravi i nostri tiratori, un colpo un morto!”.
Senza la paura di venire bersagliati da lontano scatto insieme ai restanti tre membri del gruppo verso il centro dell’area destra della grotta.
I tanti tentativi fatti in squadre da due pagano: il primo Toro cade facilmente sotto i colpi combinati miei e di Angelo mentre con la coda dell’occhio noto Roccia e Capo che penetrano in un gruppo di Piccoletti come una lama calda nel burro.
Il mio fucile automatico canta mentre crivello il nucleo del secondo Toro di fronte a me. “Prezzo Ombra” recita la medaglietta,attaccate al calcio dell’arma, ancora vibrante dopo aver svuotato un intero caricatore sul colosso di più di tre metri e mezzo.
“Un nome che ha un non so che di leggendario, ora che ci penso” guardo meglio l’arma mentre il Toro spira lanciandoci maledizioni fatte di cigolii e rumori sintetici che solo lui capisce “Forse il lanciarazzi non è così fondamentale per dare una mano alla squadra dopotutto…”.
«Guardiano, cosa cazzo ci fai lì imbambolato, dobbiamo muoverci!» Capo mi sfreccia accanto indicando il burrone al centro della grotta, seguito dal resto della squadra.
“Diamine, abbiamo fatto in un attimo!” mi metto a correre a perdifiato cercando di non rimanere indietro. Do un'ultima occhiata al Rosso e Ballerina che si piazzano in due punti distanti tra loro, ma con un’ottima visuale per controllare il campo e coprirsi a vicenda. “In bocca al lupo ragazzi”.
«Pronti al salto...ora!» uno dopo l’altro ci lanciamo in aria dando l’ordine mentale ai nostri Spettri di attivare la funzione della nostra tuta tecnologica per i salti potenziati.
Il tempo si ferma mentre raggiungiamo l’apice della nostra parabola «Eeee….ora! Getto di rallentamento!» sento Capo che mi urla nelle orecchie dal ricevitore dell’elmo.
In concerto, percepisco il frastuono dei getti di gas delle nostre armature per rallentare la nostra discesa che altrimenti sarebbe finita in un cumulo di soldati sfracellati al suolo.
Incredibilmente atterriamo tutti nella piattaforma centrale della grotta, illesi. Mi volto verso la piattaforma del lato nemico. Del Gigante ancora nessuna traccia.
«Ok! Ora, un’altra volta!» Capo si lancia verso il bordo opposto della piccola piattaforma e lo vedo librarsi in aria come tirato da fili invisibili.
Lo seguiamo concentrati, solo la musica rombante del pezzo di Rosso nelle orecchie.
Quando atterro dall’altro lato Capo è già impegnato nella sparatoria «Via via via! Il piano lo conoscete! Guadagnatevi il biglietto di uscita da questa merda!» Ogni tanto mi sento fischiare le orecchie da qualche colpo di cecchino sparato da Rosso e Ballerina che ci coprono da lontano o dai colpi di laser blu e viola dei gruppi di nemici davanti.
Vedo un gruppo di sei seppie planare dalla volta scura della grotta in silenzio, come paracadutisti esperti, verso la nostra posizione «Roccia, è il tuo turno»
«Lo so» risponde ermetico, già imbracciando il mitragliatore pesante.
Mi giro mentre sento il rombante suono del tamburo di acciaio e carbonio cominciare a girare vorticosamente, scaricando morte e distruzione sulle Seppie.
Con Angelo ci concentriamo sui Piccoletti che cigolando e usando la loro abilità di teletrasporto a corto raggio, tra uno sbuffo di nebbia tachionica e l’altra, si avvicinano sfruttando le coperture dei massi e colonne dalla perfetta forma geometrica intorno a noi.
Tirano granate termiche per stanarci e colpirci. Non funziona. Li neutralizziamo con una manovra a tenaglia. Ormai conosciamo queste coperture meglio di loro. Noto distrattamente Capo sbalzare via un Toro con un paio di colpi a bruciapelo di Vituperio.
Il tutto dura meno di un paio di minuti. Ci guardiamo intorno, immersi nella luce verde che si va stranamente intensificando. Siamo soli: nella zona di sinistra non c’è nessun nemico superstite. Lontano scorgo la luce azzurra sempre più intensa della zona di destra.
Nessun colpo viene esploso dal lato del Rosso e di Ballerina.
Tutto tace mentre la luce, ormai quasi accecante, verde e azzurra si fonde nell’immensa grotta illuminando l’altissima cupola piramidale che ci sovrasta in vaghe sfumature dal sapore marino.
Nella pedana nemica intanto un grande vortice di nebbia nera striata di ferite cremisi ruota sempre più veloce, presagendo solo una cosa. Il Gigante è in arrivo.
La luce di entrambe le zone fa un ultimo guizzo e poi si spegne, lasciandoci ammutoliti.
«Porca puttana Capo, abbiamo pulito entrambe le zone dai nemici prima dell’arrivo del Gigante!» in genere Angelo non è sboccata e sembra basita quanto me da quella semplice frase.
Come se l’avesse evocato lei stessa, il Gigante esce dalle profondità dimensionali che il trasporto tachionico apre in chissà quale inferno.
Ruggisce dalla pedana nemica in un rombo che ha toni di rabbia profonda. Ruota la sua massa a destra e sinistra, come se fosse stupito di non trovare i suoi compagni ancora vivi.
«Gente è la nostra chance! Tutti sulla pedana centrale! Facciamogliela vedere a quel grosso bastardo!» sento Rosso, Angelo, Ballerina ed incredibilmente perfino Roccia unirsi a Capo in un urlo di rabbia e determinazione.
Sento anche la mia voce in quel coro “E’ la nostra chance!” penso.
In un attimo ci troviamo tutti riuniti nella piccola pedana centrale, mentre il Gigante si avvicina lentamente e minacciosamente.
Siamo talmente esterrefatti di essere arrivati finalmente tutti vivi fino a questo punto che per un attimo ci dimentichiamo il piano.
Per fortuna c’è Capo.
«COSA CAZZO COMBINATE! Roccia, l’Arazzo prima che ci faccia fuori tutti con un colpo di cannone al plasma! Ballerina, la freccia, Angelo la pozza di luce! Rosso, lo sai! Sparate tutto quello che avete!».
L’incantesimo di immobilismo si infrange. Davanti a me Angelo tende una mano verso il soffitto. Una lama di luce infuocata compare in un guizzo dalla sua mano. Riesco a sentire il calore nonostante gli otto metri buoni che ci separano.
Non appena la lama viene formata, Angelo la cala rapidamente conficcandola nel terreno. Immediatamente veniamo immersi in una calda luce dorata. Mi sento più forte, più resistente.
E sono sicuro: potrei colpire una mosca in volo a 100 metri.
Roccia si posiziona rapidamente davanti al gruppo ed allarga le braccia. Immediatamente una luce violetta si propaga dal suo corpo con la rapidità del pensiero andando a formare un’enorme scudo tra noi e il mostro. Giusto in tempo per parare un colpo di plasma che esplode in fiamme multicolori a pochi centimetri dalla faccia di Roccia, impassibile.
Dietro di me sento uno schiocco, sopra la mia testa vedo passare un fascio di luce scura, cangiante. La freccia oscura di Ballerina impatta l’occhio rosso nel petto del Gigante stordendolo per un attimo. Noto che grazie ad essa i suoi movimenti sembrano leggermente rallentati.
Subito dopo un ululato di soddisfazione e sei raggi di fuoco dorato esplodono alle mie spalle in rapida successione. Colpiscono tutti e sei il nucleo del Gigante che, impelagato dal doppio micidiale attacco dei poteri di Ballerina e Rosso, va quasi a terra.
Quasi.
Accade tutto nel giro di pochi secondi ma nel frattempo insieme a Capo ed il Rosso sto già sparando tutto quello che ho contro contro l’enorme nucleo del nemico.
Percepisco Ballerina e Angelo unirsi al concerto di bocche da fuoco, con il basso rombo del Rompighiaccio alternato al martellante suono del mitragliatore pesante di Angelo.
Andiamo avanti così per un tempo indefinito che sembra estendersi per ore e ore.
Finalmente vediamo lo scudo che avvolge il Gigante incrinarsi e sparire con una sonora onda d’urto che spazza tutta la superficie polverosa della piattaforma avversaria come un vento di scirocco schioccante.
«Continuate! Non vi fermate!» Capo urla ordini sovrastando il boato dei colpi delle nostre armi.
Ma i nostri proiettili sembrano fare ben poco danno alla dura superficie del nemico: vediamo una cascata di scintille cadere dal petto del Gigante in conseguenza alla continua tempesta di piombo e tungsteno che gli stiamo riversando addosso.
Infine un colpo di Rompighiaccio incrina la dura superficie traslucida del nucleo avversario in un’enorme ragnatela che corre lungo tutto il suo metro e mezzo.
Contemporaneamente la pozza di luce intorno noi e la Freccia di luce oscura ancora conficcata nel petto del Gigante scompaiono.
Il Gigante pare risvegliarsi dal torpore raddoppiando gli sforzi contro l’Arazzo di Roccia che ora dà segni visibili di cedimento.
“Non ce la facciamo” un brivido freddo mi scorre come una scossa elettrica lungo la schiena.
«Un ultimo sforzo! Concentrati!» Capo si gira verso Angelo, me e gli altri per incitarli ma con la coda dell’occhio, oltre le sue spalle, vicino a Roccia, scorgo qualcosa.
Un guizzo. Un riverbero nell’aria. Come se per un attimo la realtà si fosse increspata.
Istintivamente punto il fucile in direzione della schiena di Roccia, come sotto un impulso viscerale.
«Guardiano, COSA CAZZO FAI?!» Capo sbraita incredulo inconsapevolmente a pochi metri dalla più grande minaccia per il nostro gruppo.
«Fidati» mi sento quasi in trance mentre fisso tutta la mia attenzione verso Roccia.
Scorgo delle scintille dorate materializzare una forma piccola, ma temuta, alle spalle della sagoma del mio compagno, ancora immerso nel riverbero luminoso dell’Arazzo e delle esplosioni di plasma oltre esso.
Premo il grilletto. Prezzo Ombra suona una melodia bellissima alle mie orecchie mentre faccio a pezzi il Fantasma nell’atto di conficcare le daghe nelle spalle massicce ma scoperte del mio amico.
“Non stavolta bastardo” non faccio in tempo a pensarlo, con Capo che esclama la sua sorpresa alla vista del cadavere del piccolo robot latteo comparso dal nulla, che mi si ferma il respiro in gola.
Dal cadavere in pezzi del Fantasma, ecco rimbalzare sul pavimento di pietra un piccolo razzo bianco con finiture in oro.
Si ferma roteando ai piedi di Roccia, con il suono del metallo che colpisce il metallo. Il mio compagno non si accorge di niente. Nessuno si accorge di niente mentre la squadra, tranne me e Capo che ancora mi guarda esterrefatto, prosegue il fuoco incessante contro il Gigante.
«Spettro, il razzo!» esclamo, richiamando mentalmente il lanciarazzi già in posizione, poggiato sullo spallaccio destro dell’armatura.
«Vado...» Sento la voce sintetica dello Spettro che si materializza accanto a me al mio ordine mentale, scatta in direzione dei piedi di Roccia.
Poi il mondo esplode.
L’Arazzo va in pezzi, e Roccia viene vaporizzato da una vampata di plasma.
Capo genera il suo maglio ad energia paracausale e si getta nella traiettoria di un secondo colpo diretto verso me ed il resto della squadra alle mie spalle.
La figura di Capo, carico di energia ad arco impatta con il fuoco verde del plasma generando un’esplosione che ci sbalza in aria per l’onda d’urto.
Il tempo rallenta.
Vedo con la coda dell’occhio Spettro che compare accanto a me e percepisco, più che sentirlo, un leggero “clic” di qualcosa che va in posizione nell’arma che tengo ancora imbracciata mentre vengo proiettata in aria.
Senza pensare punto il telaio verso il centro del petto di Gigante e faccio fuoco.
Il rinculo della grande arma è il pugno di un Dio violento e mi proietta ulteriormente in aria aumentando la velocità con la quale volo indietro.
Davanti a me scorgo scorgo il sottile filo di fumo lasciato dal razzo che connette la posizione dove mi trovavo un istante fa con il petto del mostro, ora avvolto in una gigantesca esplosione che fa tremare la Volta di Vetro.
L'accelerazione causata dal rinculo mi fa letteralmente volare oltre Il Rosso, Angelo e Ballerina che vedo precipitare nell’abisso alle spalle della piccola piattaforma dove ci trovavamo tutti fino a pochi secondi prima.
Mi schianto in un caleidoscopio di dolore sul nostro lato della piattaforma.
Prima di perdere conoscenza scorgo l’enorme sagoma di Gigante che viene martellata da minuscoli proiettili dorati. Sembrano scaturire dal punto dell’esplosione del razzo che ho lanciato.
Continuano ad uscire in un nugolo all’apparenza infinito, come guidati da un’intelligenza maliziosa verso il robot, devastando la massa dell’odiato nemico.
.
Gigante cade in ginocchio e poi nel dirupo di fronte a lui ancora avvolto dallo sciame di razzi.
Mentre perdo conoscenza ed il buio mi divora, percepisco la vibrazione di un’enorme esplosione nell’abisso che si mescola ai bassi ritmati della canzone di Rosso che risuona ancora nel mio casco.
Una voce lontanissima che la mia coscienza sente a malapena risuona nella caverna: «Complimenti Guardiano. Atheon, la Confluenza Temporale è sconfitto. Sei l’artefice del tuo Destino. Il Protocollo Mezzanotte Impellente sarà disattivato».
Poi il nero mi avvolge.
Salto giù dal Lettino Aptico quasi strappando la sottile coperta in fibre sintetiche che mi avvolge come un bozzolo delicato per catturare i micromovimenti del coma superficiale autoindotto in cui ero fino ad un secondo fa.
In testa indosso un visore ed alle orecchie ho delle cuffie da gaming: sono sdraiato nella mia personale postazione per la Realtà Alternativa Superimmersiva.
In un lampo, mi torna tutto in mente.
La mia passione per quel gioco, “Destino”. Uno dei più famosi tra quelli che sfruttano la Realtà Alternativa Superimmersiva. I ragazzi e ragazze del mio gruppo di gioco, fidati compagni di tante serate di chiacchiere e sparatorie virtuali. La nuova Patch di aggiornamento che la Software House ha rilasciato e che prometteva un livello di immersività ancora superiore tramite la gestione personalizzata dei ricordi del giocatore e della sua percezione del tempo.
E la nostra scelta di andare “all-in” e provare ad isolarci quasi totalmente dal mondo reale lasciando solo la voglia di vincere lo scontro inculcata nelle nostre menti come unica possibilità di fuggire.
Lo avevamo chiamato “Protocollo Mezzanotte Impellente”.
Mi alzo dal lettino aptico ancora incredulo, ho il visore e le cuffie da gioco in testa. Lo schermo a cristalli elicoidali diventa immediatamente trasparente per potermi guardare intorno.
«Ce l’abbiamo fatta!» sento la voce di Capo nell’audio delle cuffie, collegato da casa sua. Ora ricordo: è un amico che conosco ormai da anni.
Le grida di esultanza degli altri coprono i miei pensieri.
Sorrido, mi guardo intorno. Dio come ho fatto a scordarmi del mio appartamento? Della mia città?
«Che roba! Lo abbiamo fatto fuori all’ultimo istante!» urla ridendo il giocatore che impersonava Roccia.
«Ti ho visto volare via dietro di noi ad una velocità pazzesca! Come cavolo hai fatto a sparare quel colpo?! Senza il tuo lanciarazzi non ce l’avremmo fatta! Come facevi a sapere che uccidendo il Fantasma avresti trovato le munizioni?! Non avresti dovuto ricordarlo! Che culo!» la voce da teenager sovraeccitata di Rosso risuona nel mio audio.
«Non saprei ragazzi...istinto. Anche fortuna suppongo!» rispondo mentre mi dirigo verso l’ampia finestra del mio appartemento, quella che dà sul centro della città che mi ha dato i natali.
«Ehm ragazzi...» sento la voce di Ballerina risuonare timida mentre scorgo dalla vetrata una scena surreale.
«Ah sì, stavo scordando!» Capo ridacchia divertito «Ho inserito nelle personalizzazioni della patch di aggiornamento del gioco una piccola sorpresa: un'ultima missione da affrontare insieme dopo che avessimo sconfitto il Gigante…»
Fuori dalla finestra del mio appartamento, anziché il panorama placido e conosciuto del centro storico della mia città, scorgo una metropoli gigantesca che si stende per chilometri e chilometri.
Casa mia sembra essere almeno al 90° piano di un mega grattacielo che si innalza sul bordo di questa megalopoli e non dalla villetta di tre piani del quartiere residenziale dove vivo.
Posso vedere alla mia destra un grattacielo ancora più alto degli altri. Quasi una Torre, bianca e levigata, da cui sventolano decine, centinaia di stendardi.
Lungo tutta la sua altezza campeggiano tre simboli dipinti in caratteri ciclopici: una serpe, un leone rampante ed un rapace.
Ma la cosa più assurda è direttamente nel cielo sopra la Città.
Un piccolo planetoide dal colore algido è sospeso qualche chilometro sopra il centro della città, che si sviluppa abbracciandosi avida alla sua ombra.
E’ danneggiato, con enormi pezzi che roteano in orbita intorno al piccolo satellite. Dalle “ferite” lunga la sua superficie non sembra essere naturale: è meccanico, artificiale.
Somiglia ad una gigantesca arancia mezza sbucciata. Ma bianca. E con dentro dei circuiti stampati anziché polpa.
E non è tutto.
Il cielo è in guerra: navi di ogni foggia e dimensione si danno battaglia. Esplosioni multicolori punteggiano lo spazio sopra l’abitato come in una tavolozza di un pittore.
Sull’orizzonte esterno della città, gigantesche e minacciose navi dalla forma piramidale si avvicinano lentamente, ma inesorabilmente.
«...che facciamo? Ci proviamo? Metto un po’ di musica classica?» conclude Capo con una risata mentre sento la stessa musica dello scontro col Gigante partire nell’audio.
Ora la riconosco: Immigrant Song dei Led Zeppelin.
Gli altri ululano di contentezza.
Sento il mio fisico mutare e mi ritrovo ancora ad indossare la pelle di Guardiano, con la sua armatura ed i suoi due metri buoni di statura.
Una suadente voce femminile mi chiede «Guardiano hai ancora un Destino di cui essere Artefice. Vuoi rientrare in battaglia?»
Due scritte dorate compaiono dal nulla nell’aria di fronte ai miei occhi: “Rientra in battaglia” e “L’Oscurità ti divora”
Mentre chiedo al mio spettro di far comparire Prezzo Ombra, già carico, tra le mie mani impartisco l’ordine mentale.
“Rientra in Battaglia”. Sorrido. “Ovviamente”.
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