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Crocevia Parte II

  • Immagine del redattore: Silvio Di Virgilio
    Silvio Di Virgilio
  • 25 lug 2020
  • Tempo di lettura: 14 min

Aggiornamento: 4 ago 2020


(...)


A circa un paio di metri da me, al centro dell’incrocio, c’è una donna dal colorito caraibico, di mezza età e dalle rotondità evidenti. Quasi floride.


Ha i capelli del colore del faggio scuro, ricci e lunghi fino alla vita. Sono tenuti indietro da fasce di quelle che appaiono essere foglie fresche di felce. Indossa un lungo vestito color ortica, di un materiale a metà tra il raso e lino, con larghe foglie di salvia selvatica che formano un disegno a spirale. E’ a piedi scalzi, ha una corona di legno, nero e luccicante con bacche di ginepro rosso incastonate come rubini, che le cinge il capo. Alle orecchie, pendenti di ghiande e nocciole marrone chiaro. Occhi color del miele in un volto bonario, seppur momentaneamente in preda alla frustrazione.


Tiene le mani sui fianchi. Si sporge in avanti guardandomi con un’aria di rimprovero. Batte il piede per terra impaziente.


Come mia madre quando capiva che non avevo fatto i compiti per giocare ai videogame.


Mi arriva si e no allo sterno.


E’ una vista talmente assurda che quasi mi viene da ridere. I brividi ed il freddo che sentivo si sciolgono come neve al sole lungo la mia spina dorsale.


Poi mi accorgo delle ombre. Se di ombre si può parlare.


E’ più...fumo.


No.


E’ come il tremore del calore sull’asfalto in Agosto, a mezzogiorno, davanti al Colosseo. Quegli Agosti dove nemmeno i piccioni del Pantheon si affacciano. Quelli dove i moderni Legionari preferiscono sedere all’ombra con una Peroni piuttosto che posare per dieci euro in qualche foto di turisti giapponesi. Avete presente?


Si, è quello strano gioco di luce che trema e che danza rendendo traslucida l’immagine oltre la stessa.


Solo che qui forma delle figura umane.


Alla destra ed alla sinistra dell’apparizione scorgo distintamente due figure di donne, una bionda e l’altra mora, che sono nella stessa identica posizione della donna caraibica di fronte a me.


Come due mimi di fumo leggero, si emulano perfettamente a tempo ma rivolti verso il nulla del bosco a destra e sinistra della donna davanti a me.


Le tre figure femminili sono quasi a 120 gradi l’una dall’altra. Una arrabbiata con me. Le altre apparentemente con una quercia ed un castagno poco distanti.


<< Ma che cos... >> ho giusto il tempo di pensare questo che la signora prosegue.


“Ed io che pensavo di aver visto giusto questa volta. I segni c’erano tutti... “ si gira camminando pensosa con la mano carica di anelli di fili d’erba colorata nelle mani. Le figure di luce la seguono come lo strascico di una sposa. Come un ologramma nello Star Wars anni ‘80.


Mi viene da vomitare ma sono troppo stupito per fare qualsiasi cosa.


Prosegue “...anziano ma non troppo, cinico ma non troppo, con una buona propensione all’astrazione e dalla mentalità aperta…” si gira, turbine di luci e ombre intorno a lei. Mi guarda. “...carino ma non troppo…”.


<< Anziano…? Come carino ma non troppo?!>> “ Ehi!” dico, “ Guarda che sono qui!” . Mi sento sotto la lente di ingrandimento e non so nemmeno cosa sta succedendo.


“ Fai silenzio, ragazzo!” Turbine di colori. Vedo la figura della placida signora caraibica traslare , non c’è altro termine da usare, ‘’di lato’’ e la figura alla sua destra fluire verso il centro. Fumo che diviene carne alla velocità di un battito di ciglia.


Mi ritrovo a guardare una signora sulla sessantina, alta più di me. Ha i capelli nero corvini striati d’argento. Un vestito in stile antico di un tessuto blu scuro con sfumature verdi metalliche che fluiscono come vive; le arriva fino ai piedi scalzi, lunghi e magri, quasi scheletrici.


Ai lati della testa, preziosi di perle oceaniche e conchiglie le adornano i lobi proseguendo in un arabesco di decine di piercing sapientemente disegnato lungo il profilo del collo fino alle spalle dove si perde sotto il tessuto scuro del vestito. Una corona di corallo cremisi si erge dalla massa di capelli neri.


La donna è decisamente brutta, con gli zigomi alti e asimmetrici, guance scavate. Il mento troppo appuntito cui sono poggiate labbra sottili.


Mi punta il dito in faccia come se fosse una pistola, con fare minaccioso. Ha le unghie smaltate di blu scuro, lunghe ed a punta come quelle di una strega. Stranamente ha occhi sorridenti e calmi, che parlano solo di felicità. Una strana dicotomia.


“Una volta gli umani mi portavano più rispetto, ragazzo”. Anche la sua voce trasmette allegria, ricorda il rumore delle onde in spiaggia quando sbattono sui ciottoli. Mista al disappunto della frase fa uno strano effetto: sembra che mi voglia prendere in giro.


Arretro leggermente alzando le mani in un gesto pacifico. << Ok Silvio, che diavolo. Un pò di educazione! >>


Mi inchino, emulando i personaggi dei libri che leggevo da bambino. Quei cavalieri medioevali a corte che incontrano una lady. Con la mano che tiene il bastone che si allarga e l’altra sul cuore. La testa calata. “Ehm….buonasera! Mi chiamo Silvio, penso di non essermi presentato. Le posso essere di aiuto signora?”. Resto in attesa un attimo per vedere se l’educazione mista a galanteria cavalleresca hanno avuto effetto.


Sento una risata argentina. “ Così va meglio!”.


Alzo la testa. La megera dai capelli neri e gli occhi buoni è stata sostituita da una ragazza bionda, sulla ventina.


Bella. Molto, molto bella.


Ha i capelli setosi acconciati in una treccia che le scende lungo la spalla e le arriva al seno...inconsapevolmente deglutisco.


Ha un abito da sera dal taglio corto che non sfigurerebbe in quei locali fighetti di Roma Nord, aperto sulle spalle, finisce con una minigonna larga. Di quelle che si indossano agli aperitivi negli stabilimenti di Fregene.


Bianco candido con striature d’oro e azzurre copre un seno sodo e pieno che miracolosamente non straborda dalla zona retata e stretta che lo contiene.


Noto arrossendo che i ricami sul seno , come sul resto del vestito, sono rondini e falchi in volo. Indossa degli orecchini che ricordano gli acchiappa sogni degli indiani d’america. D’argento, con il disegno della luna calante ad un orecchio e della luna crescente nell’altro, sono addobbati con un intreccio di piume a striature marroni e bianche.

Indossa sandali dal tacco alto con stringhe di cuoio che risalgono le caviglie sottili ed i polpacci sinuosi.


In testa ha una corona di cristallo, mi ricorda quella delle Miss. Mi sorride, predatrice, con labbra carnose, piene, perfette.


Una ragazza immagine di una discoteca da VIP su qualche isola greca.


Mi fissa con i suoi occhi azzurro ghiaccio, di una malizia penetrante, quasi malvagia.


Di colpo rinsavisco e mi ritraggo allarmato.


Un secchio di acqua gelida dopo essere stati esposti al dolce sole di Maggio.


“Ma, ma chi sei?” balbetto completamente stordito da quel cirque-du-soleil di stranezze.


“Ho molti nomi...” dice divertita dalla mia evidente confusione, “...ed esisto da quando esiste l’Uomo.” Si gira portandosi dietro le figure di luce a mò di ali, prende spazio come per un’esibizione. “ Gli antichi mi chiamavano Zea o Hekat, Ecate. La Giovane e l’Anziana. Ecate l'Esploratrice della Psiche. Ecate la Levatrice ed Accompagnatrice dei Morti. La Dea dei Crocicchi e delle Strade. Ecate la Potente. Ecate Trivia. Ecate la Multiforme…”.


Mentre parla sento le voci delle altre due donne, ora ombre, che si sovrappongono, una più bassa e una più alta.


Si uniscono ad un concerto che copre tonalità non umane ma bellissime. Resto in silenzio, in un estasi che proviene da luoghi remoti della mia anima. Come se una parte di me rimasta in un letargo spirituale di millenni stesse destandosi.


Un neonato che apre occhi mai usati su un mondo nuovo.


Il fumo fluisce da destra verso sinistra. Da sinistra verso destra. Il tremolio diventa carne ed ancora tremolio. “...sono la Sciamana, sono la Guaritrice, sono la Saggia”. Si alza un turbine al centro del sentiero, la polvere e le foglie mi accecano, mi devo coprire gli occhi. “...sono Antaia, colei che incontra; sono Apotropaia, la Protettrice; sono Enodia la Dea che appare sulla Via; sono Trimorphe, la Triplice…”.


Tremolio fumo carne, tremolio fumo carne. Veloce. Sempre più veloce. Le figure fluiscono una sull’altra tanto che sembra una unica sagoma di luce e ombra.


“ ….sono la Regina dei Tre Regni, la Signora che custodisce le chiavi del Cosmo... “


Sono quasi piegato in due dalla polvere e dal vento ma continuo a tenere gli occhi fissi sull’apparizione. La neonata parte di me è in preda ad una gioia inspiegabile tanto che stento a trattenere le lacrime...ma un altro lato del mio essere, quella più dissacrante, cinico ed amaro fa sorgere un pensiero sarcasticamente inevitabile ma perfetto : << ti prego, ti prego, dì: “Nata dalla tempesta, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni e Madre di Draghi! Che spettacolo: è la fusione tra Daenerys Targaryen e Galadriel de Il Signore degli Anelli!” >>


Non appena il pensiero mi lascia, il vento cala di colpo. Mi ritrovo a guardare la signora caraibica confusa che mi chiede: “Galadriel? Chi è Galadriel?”. Le figure di fumo ai suoi lati ridotte ad un leggero e placido tremolio. Il turbine di potere un lontano ricordo.


“Dopotutto ci avevo visto giusto “ dice muovendosi sul bordo del sentiero sedendosi su una roccia piena di licheni. “Hai una percezione sufficientemente alta di noi per interagire con la nostra essenza, ed una discreta vena di cinismo per mantenere la lucidità e non impazzire” sbuffa “ Per quanto la parola lucidità si possa accompagnare alla parola “umano” “.


Alzo un sopracciglio, sorvolando sul commento “Quindi sei Ecate…? Quella Ecate? la Dea…?”.


Lei si rialza di scatto alzando una mano con fare teatrale “Si! Ecate la Guida…” Alzo subito le mani ridendo“ Ok ok ok ho capito non c’è bisogno di rifarlo! “ Mi gratto la testa “ E’ stato già impressionante così. Una volta mi basta”.


Lei mi sorride compiaciuta. Mentre fa per sedersi ecco che scivola di lato e la figura che si siede è la Bionda meravigliosa. Accavalla le gambe con fare sapiente mantenendo il malizioso contatto visivo ad ogni secondo.


Deglutisco. “ Oooook...ma chi sono le altre?”.


Lei alza un sopracciglio: “ Allora non hai ascoltato: sono sempre io, nelle mie tre forme”. Alza una mano come una maestra delle elementari alla prima lezione di matematica “ la Forma del regno della Terra e della Vita, quella del Mare e dell’Amore e quella del Cielo e della Morte”.


“Ah, ho capito...Quindi la signora cubana immagino sia la Forma della Vita e della Terra, quella in abito scuro è la Forma della Morte e del Cielo…” sorrido con fare piacionico gesticolando “ ...e quindi te quella dell’Amore e del Mare... “ mi blocco << Aspetta.... così i simboli non coincidono…>>.


La bionda con le gambe accavallate scuote il capo lentamente con gli occhi socchiusi “ Sbagliato ancora caro. Vedi che non sei attento? La signora in abito scuro rappresenta il Mare e l’Amore…” apre gli occhi con un sorriso sardonico. Il suo sguardo mi inchioda “...io sono la forma del Cielo e della Morte”.


Ed all’improvviso in quegli occhi azzurri scorgo il freddo. Il gelo di ossa sbiancate in una tomba dimenticata. No. Oceani di ghiaccio dell’Antartide. No. Mari infiniti di Ozono solido sotto la superficie di Plutone. Il nulla del vuoto cosmico oltre l’Eliopausa. Dove nessun riverbero di calore è mai arrivato ed anche le luce della più forte delle stelle è sconosciuta.


“Ah…” inciampo sulle parole “ Ehm...ma quella signora anziana e, ehm, non proprio avvenente...l’Amore?!”


“ Vedi “ dice alzandosi con mosse setose come il velluto “ Non sempre ciò che appare corrisponde a verità…” cammina lungo il bordo del Crocevia, con me al centro, una lince che guarda una preda che ha inseguito a lungo “ Prendi me: la Morte può apparire molto seducente...almeno fino a che non la si riconosce. Ed il Cielo, il Cosmo, è il luogo meno ospitale di tutti, seppur indubbiamente bellissimo...” si ferma piroettando e mi tira un bacio “... chi lo ha detto poi che la Morte non può avere una certa avvenenza?” mentre mi risponde trasla di lato “ D’altra parte…” La figura della signora attempata con i lunghi capelli neri, mento aguzzo, zigomi asimmetrici e labbra troppo sottili, mi fissa con uno sguardo magnetico pieno di pace e calore. Mi poggia una mano sulla guancia, scariche elettriche al suo contatto “ Il vero Amore è profondo come il Mare e solo uno stupido si fermerebbe alla superficie…”.


<< Effettivamente a volte l’Amore può essere una vera merda…>> penso sospirando.


La Mora riprende a camminare agitando una mano e traslando di nuovo nella signora mulatta “ ...e comunque dopo un po mi piace cambiare. Anche noi Divinità Antiche seguiamo la moda, sai?”.


Cerco di rispondere trattenendo la nausea per il turbinio dimensionale di Dee che vanno e vengono di fronte ai miei occhi “ Va bene ok, ma io che c’entro? Voglio dire: sono lusingato da tanta attenzione ma non capisco. Insomma, ma che volete da me??!”.


“Beh, voi mi avete evocata, tanto valeva che facessi una chiacchierata. Mi capita così raramente oggigiorno. ” risponde imbronciata, con le labbra strette a cuore, rimettendosi seduta.


“Evocata?”.


“Si. Le paure, le ansie ed il conflitto che avete avuto quando dovevate prendere la Decisione”.


“Quale decisione scusa?” ma mentre lo dico penso << ...le api! >>.


La Bionda mi sorride con fare furbo. “ Esatto. Decisioni, diramazioni, alternative. Che fare? Tornare indietro? Deviare su un nuovo sentiero e rischiare l’ignoto? Decidere di proseguire? Farlo subito o aspettare? Quelle energie...la tensione di individui che esercitano il libero arbitrio nelle vicinanze di uno dei miei Templi…” alza la mano indicando la statua di tre figure femminili disposta in cerchio incastonata nella roccia “...quella forza mi ha risvegliata. Non capita più spesso ormai…” La bionda scivola di lato e il suo broncio perfetto diventa quello cupo e rugoso dell’anziana “...da lì ho osservato il tuo gruppo e ti ho scelto per la chiacchierata visto che avevi il simbolo di potere con te…” conclude.


<< Simbolo di potere...il bastone... ma dai!>> rido sommessamente. “ Ogni cosa ha un significato, ragazzo “ mi guarda seriamente, con una certa dose di tristezza in quegli occhi stupendi imprigionati in un viso rugoso. Zaffiri perfetti nella parete sporca di una miniera.


“Va bene, ma fammi capire…” cammino in circolo come i pensatori Greci del passato, dibattendo ad alta voce” ... se sei la Dea di tutte le cose che mi hai detto...del libero arbitrio, dei Crocevia grandi e piccoli della vita , perché non vieni evocata più spesso?”.


“Perché gli Uomini stanno smettendo di assumersi la responsabilità delle loro scelte. Perché sono costantemente aiutati, guidati, interpretati da altro che suggerisce loro le decisioni da prendere. Perché il mio Nemico è sempre più potente. Mi limita, mi toglie energie costringendomi qui ed in un altro pugno di luoghi dove sono ancora forte a sufficienza per manifestarmi. Dove il passato dell’uomo non è completamente dimenticato”.


“Diavolo, davvero il Cristianesimo ti ha fatto tutti questi danni?” rispondo “ Poi dicono che non ho ragione quando dico che mi sta sulle palle!“.


“Ma no!” la signora Mulatta esplode in una risata. Si tiene la pancia e le ghiande sulle orecchie fanno il rumore delle nacchere spagnole durante un flamenco. “ Certo, devo dire che le religioni Monoteiste sono un po' antipatiche da gestire. Sempre con la supponenza di essere gli unici detentori della verità!”. la Bionda si asciuga due lacrime di ilarità agli angoli degli occhi con grazia “ No, no. Il mio Nemico ora è un altro...“ diventa seria, lo sguardo inquinato da una vena d’odio. Trattengo il respiro per il climax chiaramente voluto dalla Dea “...il mio Nemico...è Google Maps!”.


Resto lì con il respiro fermo nei polmoni “...Google Maps?”.


Lei annuisce seria “Google Maps”.


Attimo di silenzio. Esplodo in una risata che mi sgorga dal profondo e che risuona per la foresta intorno a me. << Oddio, Google Maps. Non ce la posso fare! >> non riesco a trattenere le risa...fino a che non mi arriva una scudisciata di aria solida sui polpacci. “Hey!” grido. Ma so di essermela meritata, almeno un po'.


“Sono seria” La Mulatta si è alzata in piedi e torna alla carica con il passo di una Madre esasperata dal figlio che proprio non vuole saperne di fare il bravo. “Google Maps, Mappe, Deliveroo, le App che aiutano. Che suggeriscono. Che indicano. Sono tutte forme dello stesso Nemico: la Tecnologia sfrenata. Quella che priva gli uomini del brivido della scoperta, della ricchezza dell’esperienza di fare qualcosa di sbagliato ed imparare dall’errore commesso, dell’incertezza del rischio che fa crescere. Pensaci…” la Mora cammina e gesticola mentre parla “...da quanto tempo non fai una strada senza sapere esattamente se è la più breve, se c’è traffico, se ci sono vie alternative... Che effetto pensi che faccia sulla Dea dei Crocevia e della Libera scelta? Negli ultimi anni quello che era una stilla di sangue si è trasformato in un rigagnolo e poi in un fiume in piena che mi drena le forze continuamente”. La Bionda dà un calcio di frustrazione ad un sasso...mandandolo ad una velocità pazzesca su per il cielo con il suono di una cannonata. Alzo gli occhi facendomi scudo con la mano per seguirlo nell’aria ma è già invisibile.


Un piccolo meteorite al contrario.


“Fino a pochi anni fa potevo apparire, dalla Grecia alle Americhe, dalla Siberia alle savane Africane. Non avevo confini. Ed ora guardami…” la signora Mora allarga le braccia scheletriche facendo schioccare i fili di perle marine intrecciate nel tessuto cangiante “...sono una macchietta! Una Dea vecchia quanto l’Umanità costretta ad un crocicchio in un bosco di una via sacra di un'altra Dea, in un altro ad Atene ed in un bagno delle donne in un Casinò di terz’ordine a Las Vegas” lacrime di frustrazione cominciano a scendere per le gote perfette della Bionda.


“...in un bagno di un Casinò di Las Vegas...?” annuisco comprensivo. Ormai non riesco a stupirmi anche se sento del senso di colpa misto a divertimento per l’assurdità della situazione.


Si gira di scatto scacciando le lacrime dal volto con una mano“ Lascia stare è una lunga storia…” si volta ancora nelle sembianze della Mulatta. Ormai sono abituato al turbinio di luci, fumo e tremolii che accompagna ogni movimento della figura “...piuttosto mi devi aiutare, ora che sei qui!”.


“Se posso certamente, ma come?” chiedo un po' incerto.


Lei si scrolla le spalle “Pensami. Prenditi dei rischi, non delegare, osa, rimurgina, pensa, decidi ed agisci. Possibilmente senza aiuto di App. Un po' aiuterà “ sorride ruotando al centro del sentiero come una ballerina, guardando il cielo. Passa da una Forma all’altra più velocemente ora, quasi eccitata dalla prospettiva di un ritorno, anche parziale, ai fasti di un tempo “E poi, ti ricompenserei: gli Olimpici mi concessero un potere raro anche tra gli Dei. Il potere di esaudire i desideri dei mortali”.


Si ferma al centro del Crocevia. Ora tutte e tre le figure, quella di carne e quelle di ombra e luci si rivolgono verso di me pur turbinando in un'esplosione di figure femminili che si susseguono mischiando, colori, simboli, lineamenti e voci. “ Ordunque, Figlio del Libero Arbitrio, siamo d’accordo? Non ho molto tempo!”.


Faccio un cenno timido del capo. Lei, loro, sorridono. Alzano una mano che racchiude in sé luci turbinanti. Vive.


La mano che ricorda tantissimo la forma dell’estremità del ramo che ancora tengo stretto.


“Ora. Il desiderio, Figlio dell’Uomo”.


Mi guardo intorno incerto, nel panico. Se stamattina avessi potuto immaginare anche solo lontanamente che avrei dovuto esprimere un desiderio mi sarei preparato meglio.

Guardo verso l’uragano di figure cangianti. Guardo incerto il bosco. Guardo verso terra, sul terreno di rocce e foglie di castagno. Poi guardo oltre. E sorrido.


“E sia!”.

Un esplosione di luce. Chiudo gli occhi. Mi fanno male dall’intensità del lampo.

Passa qualche secondo che ha il sapore di decenni. Sono ancora stordito e mezzo cieco.

Sento un bacio sulla fronte, poi uno sulla guancia destra, uno sulla sinistra. Una voce anziana e grata che dice “ Il patto è forgiato. La scelta è stata fatta. Grazie...”.


La mano si stacca dal mio volto. Nel dolore provo ad aprire gli occhi ma sono mezzo cieco. Vedo a stento una figura che arretra lentamente. “ Aspetta! Ma non ti ho detto nulla!”.


Una voce lontana milioni di miglia eppur vicina come il battito del cuore risponde “ Non v’è bisogno. Sappi solo che, forse, non saprai riconoscere subito ciò che incontrerai nei Crocevia che ti ho preparato. Per aspera, ad astra. Addio.”


Con lacrime di dolore e frustrazione resto li. Cerco di chiarirmi le idee e la vista scuotendo il capo.


Dopo qualche minuto i colori e l’aspetto del mondo tornano al loro posto.


Ancora non credo a quello a cui ho assistito.


Tengo ancora il bastone in mano. Sulla sua sommità, una bellissima piuma nera.


<< Ora si che sono un Druido>> penso ridacchiando.


Lascio il Crocevia e proseguo veloce sul sentiero. Da lontano sento le voce dei miei amici.

Li raggiungo. Si sono fermati per la più classica delle pause: la sigaretta.


“Scusate ragazzi, sono rimasto indietro” dico affannato “ Mi avete cercato?”.


Loro si guardano con espressioni interrogative. “Guarda che sei rimasto indietro qualcosa come cinque minuti “ Dice Matteo. Poi guarda il bastone e ride “Bella la piuma! “. Ridono tutti. Rido anche io.


“Me l’ha regalata un’amica che ho incrociato lungo il sentiero. Un’amica che non vedevo da tempo”. Rispondo fra me e me. Gli altri si guardano, fanno spallucce, e ci rimettiamo in cammino.


Sulla via del ritorno Joanna mi avvicina e chiede “Silviè, che vuoi da mangiare stasera? Abbiamo la lista e manchi solo te. Dimmelo cosi chiamo al volo per il Delivery”.


Sorrido. “Dammi la lista chiamo io. Ma niente Delivery. Vado a prendere i panini da solo: questa sera ho voglia di guidare lungo qualche strada che non conosco”.






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