Swipe a Destra - Parte II
- Silvio Di Virgilio
- 16 ago 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 15 set 2020
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Sono passate un paio di settimane e siamo già al secondo appuntamento.
Il primo incontro è stato ad un Wine Bar moderno, scelto da me. Uno di quelli uguali a mille altri, con lo stile carta carbone delle mode del momento.
Il discorso è noiosamente andato sulle classiche cose: lavoro, passioni, dove hai studiato, dove hai vissuto.
Cose di una così ovvia ordinarietà che faccio quasi fatica a recitare la mia parte, ma che si può fare? La Caccia deve pur iniziare da qualche parte.
Nonostante ciò mi stuzzica la sua aria bonaria e svampita. Da ingenua.
Durante l’aperitivo, mi è capitato un paio di volte di far vagare il pensiero su come sarebbe possederla, con lei che oppone unicamente quel filo di resistenza che la “Nube Rosa” permette.
La mia gola si secca e sento il cuore che batte più veloce al solo pensiero.
Mi intriga spezzare le resistenze di questo genere di ragazze. Se con l’aiuto di qualche droga tanto meglio.
Purtroppo tutto lo charme del mio nuovo profilo da Manager in carriera con la passione per lo sport non era riuscita a fare breccia.
L’ho affascinata ma ha glissato su tutte le mie battute piccanti, su tutti i miei commenti a “doppio senso” sullo spostarci in luoghi più comodi ed intimi. Ha replicato con aria sognante ed un po’ distratta che questi locali al chiuso non la ispirano poi tanto.
La preda si era dimostrata sfuggente ma le premesse erano buone per andare a segno nel prossimo incontro.
La seconda volta lascio decidere a lei visto che ha insistito nel farmi vedere un posto che conosce.
E’ un Pub al centro. Uno nuovo: ha la caratteristica di avere tutte sale a tema. Ce ne sono veramente di tutti i tipi: sport, viaggi, tecnologia, cibo, cultura.
Sceglie una sala dedicata all’alpinismo ed al trekking. Prevedibile visto che mi ha raccontato di questa sua passione nel precedente appuntamento.
Ho anche letto qualcosa riguardo i luoghi interessanti intorno alla città, per arricchire il mio “personaggio”.
Essere preparati sui dettagli è tutto nella caccia.
La saletta è piccola. Riservata. Ha solo altri quattro tavoli da due di cui solo la metà occupati.
Sorrido al pensiero di avere facilmente via libera all’uso della mia arma segreta, nel caso servisse.
Il tavolo prenotato è quello sul fondo. Ideale per un appuntamento romantico: è incastonato in un angolo tra un dipinto di un paesaggio montano realizzato in acquerello, forse le Dolomiti, ed una foto di un panorama di una valle smeraldina di conifere con laghetto celeste a rompere la monotonia di toni silvestri.
Mentre ci sediamo preparo mentalmente la scaletta da seguire per fare colpo.
Sarei partito con la settimana di lavoro, intensa ma soddisfacente: piena di riunioni, di impegni e di decisioni come tutte le posizioni di una certa rilevanza impongono.
Poi avrei raccontato delle difficoltà trovate a sostenere un fantomatico amico nel brutto periodo seguito alla rottura con la sua ex.
“...come ogni vero amico dovrebbe fare...” muovendo impercettibilmente le labbra ripeto le parole che avevo pensato per fare breccia nel suo animo sensibile come un attore che sta per salire sul palco.
Infine l’avrei affascinata con i progetti delle vacanze estive: ero indeciso sul trekking in alta montagna o una vacanza in Marocco con gli amici. Avrei deciso sul momento.
Un tocco di improvvisazione è richiesto nell’arte della recitazione.
Ci mettiamo seduti di fronte, con il microscopico tavolino in legno nero e lucido a separarci. Mi sorride, timida e rilassata, oltre la luce soffusa di una candela in cera multicolore che fa da centrotavola.
“Questa è la volta buona” penso.
Ordiniamo due birre chiare e cominciamo a parlare della reciproca settimana.
La sento ansiosa di raccontarmi come ha passato il tempo: delle cene con le amiche, dei pazienti nel suo studio di Fisioterapista, o anche semplicemente del nuovo bar che hanno aperto sotto casa sua e che fa un caffè delizioso e con i baristi che sono gentilissimi.
“Ottimo segno” le sorrido simulando a fatica entusiasmo per i noiosissimi dettagli sull’arredamento del bar in questione.
Mentre conclude il monologo sui deliziosi croissant biologici che servono, con tanto di spiegazione sulle differenze con quelli di stampo industriale, arrivano le birre...e con loro l’imprevisto.
Da dietro la cameriera che ci serve, vassoio alla mano con le due pinte di Lager sopra, ecco spuntare una testa riccia e mora che sovrasta un viso rubicondo.
«Marta! Ma che ci fai qui? Non ci vediamo da una vita!» esordisce l’invadente, ed un po’ troppo in carne, moretta sedendosi direttamente al nostro tavolo.
Vedo Marta sobbalzare allarmata e lanciare uno sguardo di apparente fastidio alla ragazza riccia che, dopo una rapida presentazione col sottoscritto, attacca bottone con lei.
Lo sguardo dura meno di un secondo e si tramuta in sincero piacere di rivedere una vecchia amica. Me lo devo essere sognato.
Dopo più di 30 minuti le birre sono finite e la cicciona invadente è ancora al nostro tavolo a parlare del suo nuovo cane.
La cameriera si affaccia per chiedere se avessimo bisogno di altro. Provvidenziale.
Ordino un’altra birra per me ma Marta la manda via: deve guidare e non vuole rischiare.
“Cazzo che sfiga!” penso sconsolato mentre con la mia maschera da bravo ragazzo lancio una battuta nel discorso dell’amica di Marta perfettamente a tempo per creare un doppio senso, facendo scoppiare a ridere entrambe. “Proprio qui doveva venire a prendersi una birra questa stronza? Mi ha fatto saltare tutti i piani. E poi niente drink, niente arma segreta...”.
Un po’ sconsolato mi guardo intorno mentre le amiche parlano con le teste vicine, facendo capannello.
E la vedo.
La foto del panorama montano, con la rupe che si erge sulla valle di abeti verdeggianti con relativo laghetto in lontananza.
Come uno studente all’orale di un difficile esame universitario vengo illuminato dalla rivelazione. I pezzi si incastrano perfettamente nella mente, generando la risposta.
La foto è di un luogo ad un paio d’ora di macchina dalla città. Non particolarmente conosciuto perchè leggermente isolato e perché, per accedere alla partenza del sentiero, bisogna fare circa una ventina di minuti di sterrato con la macchina.
Lo “Sguardo dei Cherubini”.
Era quello il suo nome mi pare, in riferimento allo scorcio, veramente pittoresco della vallata, che restituiva ai pochi escursionisti che arrivavano in cima.
Lentamente ed inesorabilmente un piano perfetto comincia a formarsi.
Si sta facendo tardi ma finalmente, dopo più di quaranta minuti, la presenza invadente e vagamente ingombrante si alza salutando e scusandosi dell’interruzione.
“Non ti preoccupare cara, nessuna interruzione, anzi: grazie” penso sorridendole ed augurandole buona serata.
«Ehm...dov’eravamo rimasti?» Marta si mette a ridere mentre fa scorrere un dito sul bordo del boccale vuoto «Scusa la mia amica, non ci vedevamo da un sacco...è sempre stata un po’ invadente, dopo gliene dico quattro!»
«Ma no! Perchè?! E’ veramente simpatica! E poi mi fa piacere conoscere le tue amiche, mi fa piacere conoscere anche questo aspetto di te...» Marta arrossisce guardando il residuo di liquido chiaro nel suo boccale per evitare di incrociare il mio sguardo.
Sorrido gustandomi il momento di silenzio. Mentalmente mi assegno un altro “punto” nel gioco della Caccia.
Come a lasciar scivolare via anche un mio immaginario imbarazzo per le parole appena pronunciate, mi schiarisco la gola e, con una perfetta simulazione di sorpresa, fisso lo sguardo alla foto del panorama alla parete.
«Ah! Bellissimo...» dico sorridendo, lo sguardo sognante fisso all’immagine dello “Sguardo dei Cherubini”, come a ricordare passate e meravigliose esperienze.
Lei segue il mio sguardo, incuriosita, verso la foto appesa al muro di mattoni scuri del Pub.
«Lo conosci?» le domando.
Lei scuote la testa sorridendo.
«E’ un panorama magnifico. Una rupe che dà su una valle incantata, con un paesaggio fuori dal tempo».
Prendo un sorso di birra godendomi il suo sguardo affascinato mentre raduno le poche nozioni trovate sull’articolo del sito web di escursionisti.
Arricchisco il tutto con un pizzico di poesia.
L’improvvisazione è tutto per un bravo attore.
«Leggenda vuole che chi scoprì questo punto panoramico gli diede un nome “paradisiaco” proprio per la sensazione di pace e bellezza che gli trasmetteva indugiare su quel roccione».
Lei guarda ancora verso la foto «Deve essere magnifico, non ho mai sentito parlare di questo posto!»
Le sorrido ancora con uno sguardo malizioso «Vuoi sapere come viene chiamato?» Lei annuisce eccitata, inconscia della ragnatela che le ho tessuto intorno «No, non te lo dico...» le rispondo alzando l’indice verso di lei.
Lei inclina la testa interrogativa presa in contropiede «...a meno che non mi accompagni lì settimana prossima. Stavo proprio pensando di fare un’escursione e mi stavo chiedendo dove. Quel posto è perfetto in primavera!”.
Lei mi guarda interdetta per un attimo. Poi un sorriso le si allarga sul volto e si scioglie in una risata argentina «Ok...»
«Perfetto allora!» allargo le braccia felice «Facciamo sabato? Ci portiamo la tenda per accamparsi in quota e torniamo la mattina dopo» .
«Va bene! Non vedo l’ora» risponde deliziata.
Prendo un ultimo sorso di birra mentre la scruto da oltre il bicchiere.
“Perfetto”.
(...)
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